1 luglio 2012

La vita in su


La distorta concezione della medicina tradizionale

Secoli di medicina tradizionale ci hanno attaccato il vizio di pensare che se una parte ci fa male andiamo a curare quella. Insomma, isoliamo il pezzo che va male e cerchiamo di aggiustarlo. E ci disinteressiamo di tutto il resto. Sbagliato.

La prima cosa che deve fare chi come me ha una parte che funziona e un no è (sorpresa!): lavorare sulla parte... sana!

A me, per esempio, se tratti le gambe cambia poco, restano due tronchi. Dalla vita in su, invece, se ti alleni, è diverso.
Andare in sedia a rotelle sovrappeso con la schiena flaccida, il collo contratto e le spallucce è una cosa completamente diversa dall'andarci in perfetta forma.

Me l'ha insegnato F.D.A. il mio delicato fisioterapista di Roma.
"Il tuo problema è che fai una vita da coglione", disse timidamente riferendosi alla comodità delle mie attività quotidiane: ufficio, libri, musica, cinema, conversazione.
"Faccio la vita che fa la maggior parte dei miei coetanei!", ribattei piccato.
"Loro se lo possono permettere, tu no."

E quindi dalla vita in su si cambia vocabolario: niente terapie, medicine e trattamenti ma allenamento.




DIARIO POST-ZAMBONATA


DOPO OTTO MESI: Tornato come prima, le gambe anche un po' peggio. C'è la piccola speranza che ciò dipenda dal caldo e da tutti i malanni di primavera (influenza, un paio di infezioni). Dalla vita in su, invece, tutto a posto, grazie alla Easybike e al mio delicato fisioterapista (vedi sopra).