1 gennaio 2013

Istruzioni / 4: Aiuto!


Bisogna chiarire subito che non è vero che gli handicappati sono buoni. Anzi, di solito sono dei gran rompiballe.

Il disabile riesce a fare alcune cose e altre no e chi gli sta vicino fa fatica a capire quali sono.
Il che non sarebbe un grosso problema se non fosse che il disabile non ama chiedere aiuto; non gradisce essere soccorso quando non ne ha bisogno; soffre quando viene aiutato in modo maldestro; si incazza e preoccupa quando si cerca di aiutarlo senza seguire le sue indicazioni.

Quindi:


1)
Non chiedetegli ogni due secondi se ha bisogno d'aiuto.
E' vero che non ama chiedere aiuto - e che preferisce essere preceduto - né essere manovrato senza autorizzazione, ma la offerta continua di soccorso insinua in lui il dubbio di avere un aspetto moribondo, fragile, imbranato, che è tutto il contrario di come vuole sentirsi.
E nuoce alla conversazione.
Penso che la stessa cosa valga per gli anziani. Chiedere loro in continuazione come stanno, se vogliono allungare le gambe, se preferiscono sedersi là che è più duro è come dire: "Certo che sei proprio un rudere, ti vedessi!". Se fate così, poi non dite che i vostri vecchi sono rompicoglioni. Lo sono diventati, grazie anche a voi.
Al disabile chiedete se ha bisogno solo quando lo fa intendere. E se risponde di no, è no.

2)

Se invece chiede aiuto, tenete presente che, quando lo chiede, ha bisogno subito: o sta cadendo o deve andare in bagno o sta combinando un casino. E ricordate sempre che lo ha chiesto malgrado non gli piaccia farlo.
Quindi, intervenite sereni ma subito, anche se siete a metà di un discorso che ritenete brillante.

3)

Se l'amico disabile chiede aiuto mentre non vi sta guardando, dategli subito un segnale sonoro di assenso. Altrimenti lui - nel dubbio - dovrà ripetere la richiesta e a voce più alta, cosa che scoccia - questa volta - a tutti e due.

4)
Non toccatelo in continuazione per accompagnare i suoi movimenti. Non servitelo. Non tiratelo. Se l'amico disabile arriva in macchina aspettate che sia lui a dire come e quando aiutarlo a scendere. Di solito, mentre sta ancora salutando, c'è già qualcuno che gli prende un braccio per tirarlo fuori. Il che si giustifica solo in presenza di un principio d'incendio dell'auto. Altrimenti è fastidioso, e anche pericoloso.

5)

Mentre lo state aiutando non parlategli lentamente guardandolo negli occhi perché, se è in sedia a rotelle, non vuol dire che è deficiente e/o rincoglionito e/o neonato. Non si sa perché ma di solito gli si parla - se va bene - come si parla a un bambino di quattro anni.
Tra l'altro, il disabile è molto più esperto di voi in materia. Manovrarlo senza seguire le sue indicazioni è una prepotenza perché lui non può imporre fisicamente il suo punto di vista ed è costretto a subire, con qualche fondata preoccupazione, la vostra tecnica "sperimentale".
La frase: "Proviamo a sollevarlo in questo modo" rivolta da un aiutante all'altro sopra la testa del disabile, meglio si addice alla scena di un film in cui due delinquenti si occupano di far sparire un cadavere.

6)

Se state spingendo l'amico in sedia a rotelle mentre siete a passeggio per le belle vie del centro, considerate anche ai suoi interessi. Se mostra curiosità per un oggetto in vetrina non spingetelo fino alla vetrina successiva che interessa di più a voi.
Se sta parlando con un tizio che si trova al suo fianco, non inseritevi nella conversazione avanzando - e lui con voi - di un metro, perché lo tagliate fuori dalla conversazione. Sembra strano, ma anche questo succede regolarmente.

7)

Quando spingete non fate gli spiritosi, non correte, non ballate, non fate acrobazie. Apparirete simpatici come quei dodicenni che fanno gli scherzi buttando gli amichetti in piscina. Delle vostre abilità fisiche al disabile già in generale frega pochissimo, in quel momento interessano solo quelle che gli servono a ad arrivare salvo a destinazione.

8)

La principale preoccupazione del disabile è essere di peso, il suo unico terrore è diventarlo, un giorno, 24 ore su 24. Per cui, quando lo aiutate, non sbuffate.



Se a fine giornata non avete strozzato il vostro amico disabile e se vi accorgete di averlo aiutato senza che abbia mai dovuto chiedervelo, se vi siete sentiti rispondere: "No grazie, preferisco fare da solo" una o al massimo due volte, è la prova che siete stati molto bravi.
Soprattutto se il vostro amico conserva ancora tutti gli incisivi.

(vedi la sezione Istruzioni)