1 gennaio 2014

Vedremo tre anzi due

UNO

Aaron i marcdiapiedi li affronta così
A ottobre scorso, dopo tre anni che sono qui, senza alcuna seria aspettativa scrivo una email al servizio strade sul sito del comune: i marciapiedi intorno a casa mia non hanno rampe; uno è pieno di buche; quello di fronte a casa dove parcheggio è messo male uguale. Aggiungo un po' di numeri (Decreto Ministero Lavori Pubblici 14 giugno 1989, n. 236, art. 4.2.1.) per chiarire che non non sto chiedendo un favore e mi preparo a una delle seguenti risposte:
  1. Delivery to the following recipient failed permanently...
  2. Nessuna risposta
  3. Risposta automatica: "Grazie per la segnalazione, Le faremo sapere"
  4. Risposta burocratica: "Passeremo all'ufficio competente che crosserà alla ragioneria che indirizzerà all'ufficio tecnico che indirà una gara... nella speranza che Lei nel frattempo se ne dimentichi"
  5. Risposta realistica: "I fondi per quest'anno sono esauriti e anche quelli per l'anno prossimo e per tutti i successivi"
E invece dopo solo otto giorni mi arriva questa:
Con riferimento alla Sua cortese segnalazione, si porta a conoscenza che i lavori necessari a rendere agibile i percorsi da Lei indicati verranno realizzati entro la fine dell'anno in corso.
Ma se è così non c'è gusto!
E infatti non è così: la notte di San Silvestro i miei marciapiedi sono tali e quali.
Vedremo.



DUE

La politica da tempo approva la cannabis
A novembre vado in ospedale dal neurologo nella speranza di farmi prescrivere il Sativex, il farmaco antispastico a base di cannabis.
Sto dentro le linee guida: ho la sclerosi multipla; ho una bella spasticità; non rispondo agli altri farmaci antispastici.
Il neurologo però mi informa che, fatta e strombazzata la legge, non hanno pensato a chi deve pagare il farmaco (se regione, ospedale o Babbo Natale) e, poiché costa un botto, se ne discuterà parecchio.
Almeno fino a febbraio.
Vedremo.


TRE

E' normale che chi esce dal coma dopo dieci anni sia felice di farlo sapere. Tanto felice da commettere qualche imprudenza, come andare a dirlo alla Vita in diretta.
Il 4 novembre c'è il collegamento da casa con l'interessato, circondato dalle persone più care che lo hanno accudito per dieci anni con tanta speranza. Lui non parla ma ha un cartello dove ha scritto: "Sono felice".
Passi che per il collegamento lo fanno aspettare quasi tre ore, passi che il cartello non lo fanno neanche vedere, ma Alda D'Eusanio no, non passa.
Prima dice: "Quella non è vita... quello sguardo vuoto...".
Ma al tuo sguardo ci hai mai pensato?
Poi conclude con un appello alla propria madre: "Se mi succedesse la stessa cosa, non fare come quella mamma!", cioè non tenermi in vita.
Ma il numero di telefono di tua madre non ce l'hai? Glielo devi dire davanti milioni (ahimè) di spettatori tra cui uno che è felice di vivere, anche così, e quelle persone che hanno lottato dieci anni per riabbracciarlo e alla fine ci sono riuscite?
Interrogativi condivisi anche dalla presidente della Rai, che telefona alla madre del malato chiedendo scusa, e impone qualche giorno dopo una puntata riparatrice con interventi più sobri.
La D'Eusanio dice che è stata fraintesa e strumentalizzata (in pratica: i disabili sono stupidi e cattivi). E mostrando pieno possesso delle sue facoltà mentali, prima scrive una lettera di scuse ad Avvenire (che aveva sollevato il caso) e poi querela il giornale.
Intanto dice di essere stata allontanata dalla Rai.
Vedremo.
Anzi no, per carità.


[continua su DIRITTI e SALUTE]


Flash dal mondo a rotelle

Milano è avanti.
Per l'esattezza, è avanti a sinistra.



Stazione della metropolitana di Ponale.
Il cordolo a terra all'uscita dell'ascensore guida i ciechi avanti e poi a sinistra, dritto contro un muro.

(grazie Anna, su Repubblica)